RAVIZZA
Pavia 1954 – Pavia, corso Strada Nuova 61/c
I negozi di una volta
Mi ricordo mia madre, prima della Comunione, mi portava in Piazza Petrarca in Via Boezio da Battista, in uno scantinato. Loro erano Santangiolini e grandi affaristi. Li mi vestii da cerimonia: un paio di pantaloncini corti grigio triste, la giacca abbinata cosi la “muda” era perfetta, camicia bianca, farfallino con l’elastico, calzini bianchi, e perfino la banda bianca con la croce. Insomma tutto il Kit Comunione.
Ravizza, il Giuliano, me lo ricordo. Aveva negozi in Strada Nuova e poi in Cso Cavour. Lui camminava sempre da solo per strada in fretta, con i capelli un po lunghi anni 60/70 patinati, il borsello, magro con due occhialoni enormi. Partiva da casa sua in Vle della Libertà e salutando un po tutti faceva il suo tragitto.
Quando fu rapito e chiesero il riscatto fu una tragedia.
Lui che portava a Pavia Mike Buongiorno e Alain Delon, Don Lurio e tutti gli artisti. Pavia rimase di sasso.
Per noi giovani c’era il negozio che vendeva jeans Wrangler in Piazza Petrarca. Mi ricordo la signora grande tanta, una Minerva, e il figlio.
Un negozio zeppo di jeans, mentre più avanti verso il cinema Roma acquistai il mio “vestito da sposo” per sposarmi li al Carmine.
Quando mi diedero la cravatta dissi che io non sapevo fare il nodo. Il negoziante scosse la testa…:”Ma come, alla tua età non sai ancora fare il nodo?”
E chi gli raccontava che io avevo visto I Genesis, che ridevo di Claudio Villa, che ascoltavo musica fatta con il Mood e il Melletron, che avevo consumato The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd, che avevo portato jeans tanto stretti che voi umani…..che giravo con una 2CV caffelatte con i fari fuori e la manovella per farla partire, che avevo i capelli più lunghi di mia madre, che avevo fatto la comparsa nel film di Dario Argento con Celentano, che……
Il mondo cambiava…erano gli anni 80, giacche con le spallucce large, i primi gel, le Timberland con le stringhe di cuoio….i primi hamburger che il mio amico chiamava ancora “svizzere”…..e i muri imbrattati di scritte di rivoluzione che stavano sbiadendo.
Fabio Greggio 2020