
ERA QUASI NATALE
In quelle due stanze fredde con la stufa economica al massimo, fuori la neve alta e il naviglio che scorreva lento.
Era il 1968, il boom economico, una foresta di bambini la nelle case “della Snia” di Viale Sicilia.
Io e Claudio si andava la sera vicino al prato, sulla neve. Allora i bambini stavano fuori tutto il giorno, anche la sera dopo cena. Era un mondo più sicuro, meno volgare.
Si accendeva il fuoco con qualche legno e si stava a parlare con quel caldo piacevole, a guardare strane stelle enormi, forse Giove….forse una cometa….
Dio mio quanto tempo è passato, in casa il presepe povero, fatto di statuine antiche, paperelle di plastica, il cielo fatto con una carta blu con stelle in oro, la cometa, il muschio vero. Mia madre lo faceva sopra la macchina da cucire Singer, chiusa, in un angolo della cucina.
Poi passava il Don della parrocchia Don Bosco, Santa Teresa, a dare i voti per premiare il migliore. E io sapevo che mai e poi mai quel presepe avrebbe potuto vincere.
Era quasi Natale e sulla stufa a kerosene la buccia dei mandarini spandeva il suo profumo in tutta la casa.
I raggi appesi ai tubi della stufa pieni di lenzuola ad asciugare, mentre fuori arrivava il camion pieno di mele al grido “Le belle mele di Verona, forsa doneeee!!!!”
e noi mocciosi a correre dietro perchè di tanto in tanto l’uomo gettava mele per noi.
Era quasi il 19, il giorno del mio compleanno e la Snia distribuiva i pacchi enormi pieni di doni. Perchè fino a 12 anni, ogni anni, l’enorme pacco bianco era il dono del mio compleanno e contemporaneamente di Natale. La sfortuna di avere due feste vicine……
In quei giorni qualcuno apriva prima il pacco, ed ecco, a seconda dell’età e del sesso, biciclette e giochi, caramelle mou colorate di Topolino, cappellini di plastica con eliche e piccoli chimici, Lego e trenini…mio Dio i trenini, quelle locomotive, i binari da montare, le scatole da scarpe con il buco a mo di galleria, le pile che si scaricavano sempre subito……e il sogno di quei ciuf ciuf con le ruote mosse da lunghe barre…..
Era quasi Natale e nella mia cartella di cuoio i compiti delle Vacanze su libri i cui disegni non erano mai usciti dall’era fascista, di mamme sempre con il grembiule a cucinare torte di mele con l’aria rassicurante della dolce massaia tutta casa marito e bimbi e padri con la pipa a leggere giornali seduti in poltrona davanti a camino con un gatto che dormiva sul tappeto, di guance rosse e capelli biondi, di nonne con cucchi e occhiali e poesie da studiare, Rio Bo……
La donzella che veniva sempre dalla campagna, il sabato che nel villaggio era sempre più bello della domenica, ed era vero….le divisioni con la virgola nel dividendo, la rivolta di Spartaco, la grammatica con le analisi…singolare maschile ….terza persona condizionale, passato, infinito il diario di Jacovitti con i salami piantati per terra e Pecos Bill….
Il cappotto appeso in camera da letto che mi ricordava Belfagor della Tv e mi nascondevo sotto le coperte terrorizzato, il naviglio che ghiacciava e Giovanni che ci scivolava sopra impavido fino a quella volta in cui il ghiaccio si spezzò.
Era quasi Natale, quel lontanissimo 1968.
Fabio Greggio per Pavia Fanpage 2020